In due parole, la fiera della banalità. A partire dalla pubblicità incriminata, con una ragazza che lecca un cono gelato e una scritta che sottolinea l’evidente doppio senso (sai che ridere…) e per proseguire poi con i prevedibili commenti scandalizzati di femministe (e non solo) e quelli ancora più telefonati dei (tanti) difensori della libertà di espressione di un commerciante privato (con alcuni che cercano perfino di negare ci sia un doppio senso…). Come capita in questi casi, a trarne un grande benificio è la pubblicità stessa, che ha ottenuto risultati ben superiori alle attese (basti pensare che era stata pubblicata su Facebook già quasi tre anni fa, senza che se ne accorgesse quasi nessuno, prima delle polemiche di questi giorni). Mentre crediamo che davvero questa storia non abbia sensibilizzato contro le pubblicità sessiste nessuno che già non la pensasse come chi si è scandalizzato. Tutto come previsto, insomma, e anche molto triste.
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