Breve storia triste. La Lega di Salvini, con il terrore di non riuscire a eleggere neppure un consigliere a Ravenna, durante la scorsa campagna elettorale come ben noto ha deciso di sostenere un vecchio democristiano (in tutti i sensi e con il massimo rispetto) come Alvaro Ancisi di Lista per Ravenna, tra lo sbigottimento generale (e in particolare dei leghisti duri e pure, come inevitabile che fosse). Il risultato? La lista unica Lega-Lista per Ravenna (con anche in aggiunta il simbolo del Popolo della Famiglia, per non farsi mancare proprio niente) si è fermata al 5,6 percento (tenete conto che alle Amministrative precedenti la Lega arrivò all’8,4 e Lista per Ravenna al 3,3) e ha eletto in consiglio comunale lo stesso Ancisi e Gianfranco Spadoni, un altro pezzo di storia di Lista per Ravenna, anche lui senza niente da spartire con la Lega salviniana. Tanto che inizialmente i due decidono di dar vita in consiglio comunale al “polo civico popolare”. Lega dunque senza rappresentanti, come sarebbe successo (forse) se fosse andata da sola. Ma qui c’è il colpo di genio: il Carroccio non ci sta e impone che si formino in consiglio comunale due gruppi: niente più “polo civico popolare”, quindi, con Ancisi che resta invece l’esponente delle civiche Lista per Ravenna e Ambiente & Animali, mentre Spadoni lo diventa del gruppo Lega-Lista per Ravenna-Pdf, salvando così il simbolo del Carroccio. Basta così poco, evidentemente, per far felici tutti e dimenticare una delle figuracce (quella della Lega) più epiche della storia delle elezioni ravennati. La politica, in fin dei conti, è davvero una cosa meravigliosa.
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