Le primarie Pd sono un’opportunità per molti elettori, sarebbe meglio fossero in tanti. Certo si tratta di un elettorato “di parte“ ma dalle nostre parti significa decine di migliaia di cittadini e di un partito (o se vogliamo, di un’area politica) di maggioranza che governa ormai da quarant’anni. L’occasione è cruciale visto che si tratta di scegliere, fra tre candidati di nuova generazione, chi guiderà quello che resta il più grande partito popolare del Paese e qui nel ravennate il più potente e influente. Più militanti e simpatizzanti andranno a scegliere il nuovo segretario Pd più il vincitore della sfida avrà un mandato forte per dare una rotta ai Democratici e forse anche al Paese. Ma è anche l’ultima occasione: dopo non ci saranno più scuse e alibi e le promesse di cambiamento dovranno essere realizzate. Comprese le critiche all’immobilismo del governo delle larghe intese. Si percepisce che anche il “paziente” popolo della sinistra democratica è sull’orlo della disillusione e quando ci saranno le vere elezioni, se chi ha vinto le primarie non sarà stato all’altezza delle aspettative, allora sì che si dovrà temere la vera deriva dell’astensionismo e del populismo. Checché se ne dica anche a livello locale.
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