A 15 anni aveva perso la mamma, due anni dopo il papà. In mezzo il suicidio del fratello più grande, disabile. Era rimasto solo con una sorella maggiore, tra l’altro gravemente malata. Una vita difficile, spezzata ieri su un campo da calcio. Una storia che ha colpito l’Italia intera, quella di Piermario Morosini, calciatore di serie B morto in campo a 25 anni per un arresto cardiaco, solo poche settimane dopo la tragedia che ha colpito, nella pallavolo, il “nostro” Vigor Bovolenta. Una storia che deve far riflettere. E se da Piacenza – dove sempre ieri è stato salvato da una morte identica un giocatore dilettante – i medici del primo progetto europeo di defibrillazione precoce dicono che forse Morosini poteva essere salvato e che sarebbe necessario un defibrillatore semiautomatico su ogni campo di gioco, da Ravenna possiamo dare un piccolo buon esempio. Grazie al progetto dell’Ausl “Muovi la vita”, dall’anno scorso sei palestre si sono dotate di defibrillatore. Magari, dopo la tragedia di ieri, ci penseranno anche le società sportive.
Condividi