Allora, abbiamo scoperto che c’è questa cosa che si chiama carta delle potenzialità archeologiche che è praticamente una mappa di quello che si può trovare nel sottosuolo di una città. Una carta che hanno già fatto a Faenza e Lugo, per esempio, mentre a Ravenna – stando a quello che ci ha raccontato la Soprintendenza ai beni archeologici di Ferrara – il Comune finora ha preferito non farla. Certo. Perché restare coi dubbi? Mica potrà essere precisa precisa, no? Meglio scavare e toccare con mano, se non proprio perforare, i mosaici e i reperti romani custoditi nel nostro sottosuolo. Che poi magari altrimenti qualcuno non ci crede, che siamo stati capitale.
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