Allora, nel migliore dei mondi possibili e in linea puramente teorica, Laimer Armuzzi potrebbe pure avere ragione. Lui è stato messo dal sindaco nel cda di Ravenna Holding per il curriculum. Il fatto che fosse il segretario del Pdci è un fatto del tutto secondario e casuale e quindi, dimettendosi dalla carica di segretario, non certo è tenuto a dimettersi da consigliere della cassaforte cittadina. Basta crederci. Basta credere che davvero le nomine e le poltrone non siano sul tavolo da prima delle elezioni e la loro spartizione frutto di accurati accordi tra le forze politiche. Con buona pace per quei comunisti che non si sa perché credevano spettasse a loro, un po’ come i Repubblicani una volta contavano sulla presidenza di Ravenna Farmacie, ora del Pd, e adesso si accontentano di Aser e qualche altro posto da consigliere. Ma nessuno è escluso, sia chiaro, basta pensare all’Idv e al caso Zagonara e sarà forse un caso che nel cda di Romagna Acque ci sia il coordinatore regionale di Sel, ex segretario Prc? Insomma, avete capito. Ecco dunque, alla luce di tutto questo, che dire? In effetti che Armuzzi resti o se ne vada cambia poco, il problema è di certo altrove. Ma poi, su che base infatti il sindaco potrebbe chiedere le dimissioni? Significherebbe ammettere l’ipocrisia di un intero sistema. Molto meglio così, meglio continuare a credere di vivere nel migliore dei mondi possibili.
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