Stavamo cercando le parole giuste per celebrare questo primo maggio di grossa, ma proprio grossa, crisi. Stavamo pensando se fosse il caso di utilizzare quelle del nostro parlamentare Giovanni Paglia, che ieri ha preso pubblicamente le distanze dalla discussa festa di Bologna «perché non condivido l’idea che la piazza del 1 maggio sia consegnata alla presenza congiunta di sindacati e associazioni imprenditoriali». Oppure se fosse meglio utilizzare quelle dello Slai Cobas, per aiutarli a costruire il «nuovo sindacato di classe, nelle mani dei lavoratori contro la politica e il potere dei padroni, per la politica proletaria e il potere nelle mani della classe operaia», ma meglio di no. E allora forse quelle del nostro sindaco, che dice che «fra le emergenze che ci troviamo a dovere affrontare, quella del lavoro è senza dubbio la priorità» e spera nel solito allentamento del patto di stabilità da parte del nuovo governo? No, è inutile. Le parole più condivisibili sul tema in questi giorni le dice Elio nella sua magistrale canzone sul complesso del Primo maggio (ascoltatelo qui). Il fatto è che a Ravenna neppure un po’ di musica balcanica, riusciamo ad avere. Ai giardini c’è Ristori che suona pezzi di Elvis Presley o Bobby Solo. Ecco, Elio dovrebbe aggiornarlo, il suo pezzo.
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