Nessuna regola per chi paga

«Una volta c’era un’ispezione in giro a Milano Marittima, gli ho detto stai attento: lui aveva uno in nero, l’ho salvato». È un passaggio di una conversazione intercettata il 9 ottobre scorso in un ufficio dell’ispettorato del lavoro di Ravenna in via Alberoni, nell’ambito dell’inchiesta Black Job che ha portato all’arresto di due funzionari pubblici: i colleghi programmavano i controlli in ristoranti e locali notturni e loro due facevano la soffiata all’imprenditore amico. Per averne in cambio pranzi gratis, sconti sulle cene, bottiglie di vino. Una condotta che apparentemente potrebbe avere solo l’effetto di rendere inutili i controlli. Ma in realtà ne ha un altro considerato ancora più deleterio dal giudice per le indagini preliminari che firma l’ordinanza di custodia cautelare: «La violazione dei propri doveri istituzionali instilla e rafforza nella comunità imprenditoriale e lavorativa della zona l’idea che nessuna regola è abbastanza cogente per chi è disposto a pagare o è comunque “amico” delle persone “giuste”». E se si lascia che il clima diventi questo poi si va verso l’idea di «dazione ambientale» inquadrata a Milano da Di Pietro ai tempi di Mani Pulite.

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