Ha fatto discutere la commemorazione del gerarca fascista Ettore Muti, forse troppo… Certo hanno fatto bene alcuni parlamentari ravennati e varie associazioni a denunciare una celebrazione in odore di apologia fuorilegge e sollecitare il prefetto a vigilare sull’adunata al cimitero di Ravenna in onore del “fascistone”, tanto fanatico ed esaltato in vita quanto vittima dello stesso regime all’indomani della caduta di Mussolini (il 24 agosto 1943). E ha fatto bene anche il sindaco Matteucci (con un tweet) a ricordare che in questi giorni (il 23 agosto) ricorre l’anniversario dell’assassinio per mano fascista di Don Minzoni. Gesti che significano concretamente cosa vuol dire “per non dimenticare“ – anche molti decenni dopo i fatti – cos’è stata la dittatura, la guerra e quali sono i valori della liberazione. D’altra parte, anche l’indignazione ha una misura e la controindicazione di gonfiare d’importanza l’iniziativa di decrepiti nostalgici delle camice nere e qualche esaltato di rituali mortiferi. Non esageriamo, e ora mettiamoci una pietra (tombale) sopra.
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