Piutost che gnit l’è mei piutost. È questa la versione romagnola che potrebbe assomigliare al famoso bicchiere mezzo pieno o all’uovo oggi e che si vede circolare su più di una bacheca di facebook in queste ore, quella del sindaco compresa, per commentare la legge sulle Unioni civili. Piuttosto che niente, meglio piuttosto. Per dire che sì insomma, non è il massimo perché manca la parte sulle adozioni, ma è decisamente meglio di niente.
E in effetti, a vedere come l’hanno presa i sostenitori di Adinolfi (a marzo peraltro annunciato a Ravenna) e del Family day, ossia malissimo, c’è da credere che in effetti la legge abbia una portata storica. Per i motivi opposti però anche molte associazioni gay sono insoddisfatte. Ma allora, chi è davvero pienamente, rotondamente contento e non ha fretta di rimetterci mano?
Non c’è bisogno di andare molto lontano: è il senatore Stefano Collina, tra coloro che avevano firmato gli emendamenti per correggere e aggiustare la stepchild adoption così come era stata immaginata dalla Cirinnà. Quella che poi è stata stralciata. E davvero non si capisce perché adesso dovrebbero avere fretta di ritornare sull’argomento in un’altra legge, questa volta sul tema adozioni, come promettono dal Pd.
Ma vero è anche, appunto, che Piutost che gnit l’è mei piutost. O no?