«È un peccato presunto, in Parlamento abbiamo visto di peggio», ha detto ai giornalisti in conferenza. Sulla seconda parte, nel merito, il presidente dell’Autorità portuale Galliano Di Marco non ha torto: la condanna di primo grado per il direttore tecnico di Ap Fabio Maletti per omessa denuncia (cinque mesi) sembra uno zuccherino se paragonata ad esempio a una definitiva (7 anni) per concorso esterno in associazione mafiosa, giusto per citare il caso più recente dell’ex senatore Marcello Dell’Utri. Ma sulla prima parte ci chiediamo se tra i compiti del presidente di un ente pubblico come Ap sia compreso anche quello di pesare con il bilancino le condanne dei suoi dirigenti. Maletti sarà chiamato a seguire in prima persona la partita da 200 milioni di euro del Progettone per l’approfondimento dei fondali del canale: è corretto definire «sciacallo», ancora Di Marco dixit, chi nel comitato portuale sollevò dubbi sul mantenimento dell’incarico per un condannato in primo grado? Con frequenti battute in slang yankee, Di Marco ricorda spesso (con una certa nostalgia) l’esperienza professionale negli States tratteggiando paragoni con la nostra Italietta impietosi per quest’ultima: negli States cosa farebbe un dirigente pubblico con una condanna di primo grado e cosa direbbero di un suo superiore che la definisce un peccato presunto?
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