«Mi dispiace che non abbiano voluto parlarvi perché quando non c’è niente da nascondere bisognerebbe sfruttare l’occasione di un articolo sul giornale per fare chiarezza. Poi succede che uno pensa ci sia qualcosa da nascondere…». È il rammarico espresso da don Paolo Babini mentre con grande disponibilità rispondeva alle nostre domande sull’eredità Ghezzo Vitali e veniva a sapere che invece prima di lui altri esponenti del mondo religioso, collegati alla stessa vicenda in maniera anche più diretta rispetto a lui, avevano fatto una scelta opposta. Qualcuno in maniera esplicita dichiarando scarsa fiducia nel giornalismo, qualcuno chiedendo tempo per fare verifiche che non ha mai comunicato. È dispiaciuto anche a noi trovare poche risposte alle nostre domande, alle nostre curiosità giornalistiche che si erano imbattute in una storia che risale a solo cinquant’anni fa eppure sembra di un’altra epoca e poteva raccontare tanto, anche dei preziosi servizi resi da alcune istituzioni. Invece silenzi. O al massimo, in passato per altre vicenda con gli stessi protagonisti, l’accusa di voler screditare qualcuno senza motivo. Che significa non rispondere. «Poi succede che uno pensa ci sia qualcosa da nascondere…», disse il parroco.
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