Se vi dicessero che imbracciando un badile e scariolando mattoni, seguendo gli ordini di un capocantiere, vi potreste costruire una casa che poi andreste a pagare la metà del reale valore di mercato perché ci avete messo la manodopera, non vi piacerebbe l’idea? E se ve lo dicesse il Comune, cioè un’istituzione, con un bando pubblico non vi fidereste dell’affidabilità del progetto? A Ravenna cinquanta nuclei familiari si sono fidati. Diventando autocostruttori. Roba bella. Proprio da città governata dalla sinistra. La classe operaia che portava il paradiso della casa sulla terra. Vi abbiamo raccontato la storia di quelli (26) che ci sono riusciti, di quelli (10) che ci riusciranno e di quelli (14) che vattelapesca se ci riusciranno. A voler fare gli innocentisti a tutti i costi ci si potrebbe pure sforzare di trovare un intricato ragionamento per scagionare il Comune. Ma come si fa a scagionare un Comune che ha firmato un protocollo d’intesa per sovrintendere a tutto? E soprattutto, se proprio volessimo salvare il Comune, qualcuno a Palazzo Merlato si rende conto che ci stanno rimettendo solo e soltanto delle famiglie ravennati che hanno lavorato 1.500 ore a testa in un cantiere edile e ora non hanno nulla? Quando c’era da tagliare i nastri per inaugurare la roba bella da città governata dalla sinistra che aiuta i bisognosi c’era un sacco di gente a sorridere davanti ai fotografi. E ora che c’è da levare le castagne dal fuoco?
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