Chiuso l’anno 2012 con un -10 percento di presenze e un -8 percento di incassi, le sale cinematografiche di tutta Italia cercano di correre ai ripari. Come? Promuovendo convenzioni e sconti, in particolare agli studenti. A maggio poi, leggiamo sui giornali nazionali, ci sarà una settimana di biglietto a tre euro. Ma gli sconti, quelli, da subito. A cominciare dai ragazzi delle superiori. Poveri ingenui, evidentemente non non sono aggiornati bene, a Roma, sulle strategie di marketing per battere le crisi. Non sanno che a Ravenna, al Cinemacity, hanno scoperto la ricetta magica: eliminare tutte le convenzioni. A partire da quelle con gli universitari. Per ribadire fondamentalmente due concetti che magari potevano essere sfuggiti ai ravennati distratti: a) tanto di cinema in città ce n’è uno solo e qualsiasi cosa faccia quel cinema, non rischia di perdere clienti; b) se proprio dovesse perderne, perderà principalmente studenti poveri e quindi, chissenefrega. Che il cinema, sia ben chiaro, è un prodotto di consumo come qualsiasi altro, non è che siccome magari qualcuno lo considera anche cultura poi può pretendere che i giovani possano avervi accesso anche a prezzi scontati. Quei bamboccioni. Una cosa così rischierebbe addirittura di apparire come un’azione disinteressata e di ampie vedute per il bene di tutti, roba di etica sociale e responsabilità di impresa, insomma. Roba che da queste parti si vede solo nei film, appunto.
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