«La tua non è arte, tornatene da dove vieni». Chissà poi da dove viene, Rufus Wainwright, forse dall’inferno. E a volerlo ricacciare da ovunque sia venuto con quella frase su Facebook è il ravennate Walter Raspa, presidente regionale delle Acli (Associazioni Cristiane Lavoratori Italiani) e tra i quasi cinquantamila che hanno firmato la petizione online per chiedere alla Rai di annullare la partecipazione al Festival di Sanremo di Rufus, «il cantante blasfemo», reo di essere anche, si legge nella petizione, «un famoso attivista per i cosiddetti “diritti delle persone LGBT”, e proprio in questo senso molti testi delle sue canzoni denigrano la religione». E poi anche colpevole, lo immaginiamo senza che la petizione lo dica, di essere gay. Per fortuna che ci hanno pensato loro, con questo appello, a dare ulteriore visibilità a uno dei grandi autori della musica pop d’autore internazionale degli ultimi tre lustri, che fino a qualche anno fa non conosceva praticamente (e purtroppo) nessuno. Un po’ di pubblicità gratuita non fa mai male ma gli scandali sono altri. Per esempio che in concorso al Festival ci sia ancora, tanto per citarne uno, Ron. Avete presente, Ron?
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