Sbocciano le dichiarazioni di voto per le primarie Pd della Regione, in attesa del confronto fra candidati e idee. Il segretario provinciale De Pascale, il sindaco Mateucci e il presidente della Provincia Casadio, non hanno esitato ad esprime la preferenza per le primarie: l’uomo giusto è Bonaccini. Segretario regionale cresciuto fra Errani e Bersani, poi convertito al renzismo, per i vertici del Pd ravennate, Bonaccini sarebbe il più adatto a raccordare le varie anime inquiete del partito. A meno di un mese dalla primarie (il 28 settembre) si schierano le truppe cammellate ma la discussione sui contenuti e le strategie amministrative di un’istituzione fondamentale come la Regione latitano. Nel programma della ravennate Festa dell’Unità si legge – in calendario venerdì 12 settembre alle 21 – un generico «confronto tra i candidati alle primarie per la presidenza della Regione Emilia-Romagna [da confermare]».
Intanto l’ex presidente Vasco Errani, è invitato ai margini dei dibattiti festivalieri per commentare un libro sulla storia delle Case del Popolo. Un po’ poco per uno come lui che ha governato per oltre un decennio l’Emilia Romagna. Forse gli elettori del Pd avrebbero gradito un bilancio politico e amministrativo dei suoi due mandati e mezzo, magari per sapere anche cos’è rimasto a metà dopo le sue dimissioni e che problemi dovrà affrontare il suo successore.
E sicuramente gradirebbero un dibattito autentico fra i cinque candidati tuttora in lizza per le primarie. Oltre agli uomini di partito, il già citato Bonaccini e il renziano della prima ora Richetti, sarebbe interessante ascoltare idee e orientamenti dei professori Balzani e Bianchi e di Palma Costi (unica donna candidata). Per favorire una scelta, come si suol dire, consapevole, ed evitare la sensazione dei “convitati di pietra“ o dei competitori “lepre“ che concorrono in una corsa sbilanciata, una messa in scena della democrazia ben peggiore del vecchio “centralismo democratico“.