Se tra moglie e marito, si mette di mezzo facebook…

Una donna ha aperto un profilo su facebook sotto la falsa identità del marito. Dopo averne scoperto i segreti ha chiesto il divorzio. Per tutta risposta il marito si è rivolto ad un’associazione di consumatori e ha avviato una causa contro la moglie ed il social network.

Il caso rappresenta una violazione della privacy, in quanto la donna ha impropriamente creato un profilo del marito, sostituendosi ad esso e violandone la sfera personale, ma facebook stesso si è rivelato uno strumento troppo vulnerabile. Sotto certi aspetti avremmo dovuto aspettarcelo. Basta conoscere la mail e la password di chi ci interessa per poter navigare sotto mentite spoglie nella rete. Nel caso di questa signora, è stata oltremodo facile per lei, ed ingenuo da parte del marito, seminare certi dettagli. D’altra parte, ci affidiamo con troppa facilità alle tecnologie hi tech per comunicare e per investigarci gli uni con gli altri senza in realtà parlare. La rapidità con la quale digitiamo i tastini di qualsiasi consolle corrisponde alla rapidità con la quale consumiamo tutto senza accorgerci di nulla, neppure se fuori nel mondo piove. C’è chi dà in escandescenza se qualcuno non risponde subito all’ennesima telefonata al cellulare, e chi invece ha un accasciamento dei nervi se la telefonata si chiude sul più bello perché il cellulare si è scaricato. Se oltre a questo aggiungiamo la sempre più frequente visione di serial tv, per lo più americani, incentrati su improbabili casi da risolvere attraverso altrettante improbabili tecnologie, diventa più facile comprendere il comportamento di quella donna nei confronti del marito, forse fedifrago, ma in questo caso vittima di una situazione kafkiana. Non ci è dato sapere, ma sarebbe lecito chiedersi, se oggi quella donna rimpianga di essersi comportata in quel modo, se rimpianga di aver appreso certe verità in un modo che non ha lasciato scampo al marito. Forse sarebbe stato meglio per lei usare facebook condividendo video musicali come fanno molti, piuttosto che ingannare il marito. Dare una sbirciatina alle tasche dei suoi pantaloni, con la scusa di doverli mettere in lavatrice, sarebbe stato più facile da giustificare, invece, agendo sotto mentite spoglie, ha privato se stessa ed il marito di un confronto franco, e litigioso forse, ma dal quale poteva comunque scaturire una maggiore comprensione e forse un’unione su basi più solide.

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