Fare il toto candidature è da che mondo è mondo una delle attività più divertenti da praticare per i giornali. A volte ci sono fonti attendibili, a volte meno, a volte ci si indovina, a volte no. Le primarie sono un’ottima invenzione anche per questo, offrono qualche spunto in più e ovviamente tutti stiamo sparando nomi. Il problema è che, nel caso di quelle del Pd per i candidati al Parlamento, stiamo sparando nomi maschili. Tutti maschili. Con l’eccezione di Sefi Idem che va bene, certo, è una donna, ma è anche e soprattutto una campionessa olimpionica che si sa da tempo destinata a Roma. L’altro nome che gira, quello di Serena Fagnocchi, sembra più messo lì per mancanza di immaginazione. Siccome la Fagnocchi si candidò nel 2010 alle primarie e perse con onore, perché non dovrebbe rifarlo? Peccato che lei non l’abbia annunciato, né confermato. Poi di sicuro, per giustificare questa storia della doppia preferenza, qualche nome femminile si troverà, all’ultimo, per non sfigurare. Però al momento la sensazione è che ancora una volta, se sei una donna, per competere con gli uomini devi essere una campionessa olimpionica che ha fatto la storia delle sport mondiale. Per gli uomini potrebbe bastare una laurea, una normale professione e una faticosa gavetta di partito…
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