Mica semplice risolvere la questione, anche perché stiamo parlando di un dibattito aperto da decenni a livello nazionale, non di una bega ravennate. L’associazione Ravenna Punto a Capo chiede al sindaco di emettere un’ordinanza contro i botti di Capodanno; il sindaco dice, in pratica, che non lo farà perché poi farla rispettare sarebbe un casino. E in effetti sparpagliare i vigili di turno la notte del 31 dicembre in tutta la città per controllare chi sta usando o chi potrebbe usare di lì a poco petardi o fuochi d’artificio, beh, ha un qualcosa di surreale. E poi chissà il giorno dopo le reazioni quando sarebbe documentato il fallimento dell’ordinanza. Perché è evidente che conterebbe davvero poco, prova ne sono i video e gli articoli facilmente rintracciabili su internet del bilancio dello scorso Capodanno, quando furono praticamente ignorate le ordinanze di Torino, Bari o Palermo, per esempio. Senza contare che emettere un provvedimento che vieti la vendita di una cosa che di fatto è legale (petardi e fuochi d’artificio), come accaduto in altre città, sarebbe per il sindaco limitare la libertà di impresa (come però accaduto con l’ordinanza anti-alcol di Marina, in effetti…). Insomma, dal punto di vista politico noi condividiamo le perplessità di Matteucci. Certo capiamo anche la posizione di Ravenna Punto a Capo, che è tanto preoccupata per i traumi che potrebbero subìre gli animali. Ecco sì, però magari proprio nella giornata in cui un diciassettenne ravennate è rimasto ferito a una mano da un petardo, sarebbe stato meglio sottolineare che queste cose possono essere pericolose anche per le persone, mica solo per i cani…
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