Una candela, un pensiero, un monumento illuminato, una bandiera francese, un minuto di silenzio. Ci sono momenti in cui, per mille motivi, il bisogno di “fare qualcosa”, magari di un po’ banale e retorico, e anche di farlo insieme, collettivamente, come comunità, viene spontaneo anche dove non potrà che rimanere qualcosa di simbolico lontano dal fulcro del mondo. È stato questo il caso di ieri, dopo i tragici fatti di Parigi. Si tratta di qualcosa che va oltre l’analisi geopolitica o la presa di posizione. Si tratta di un momento in cui si dicono cose molto basilari e per questo condivisibili: no al terrorismo, solidarietà alle vittime. Si può non essere d’accordo? Eppure. Eppure a Ravenna c’è chi riesce a fare dei distinguo anche su una roba simile. E invece di andare in piazza a mezzogiorno all’invito del sindaco sceglie di andare in via Oslavia al consolato francese alle 11.45 a portare un mazzo di fiori alle «vittime di un Occidente che non ha capito». Che il messaggio sottinteso sembra essere: avesse, l’Occidente, dato retta a noi, voi oggi sareste ancora vivi. O qualcosa del genere. E per chi non avesse capito arriva il messaggio per esteso dalla Lega Nord: “No alle manifestazione di buonismo peloso della sinistra ipocrita”. Va bene, va tutto benissimo. Tra l’altro in via Oslavia, oltre al Carroccio, c’erano anche la moderata Lista per Ravenna e un prete. Quindi davvero, ci sta tutto. Solo, non si poteva proprio aspettare fino a oggi per queste polemiche?
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