«Avete fatto un po’ un casino», diceva domenica Matteo Renzi a tre candidati del Pd alle primarie per la Regione. E forse non sapeva quanto fosse un eufemismo. Nella giornata delirante di ieri in sequenza e in questo ordine, una notizia a distanza di poche ore l’una dall’altra, si apprende: 1) che Richetti si ritira per il bene dell’unità del partito; 2) che Richetti è indagato (ma non è per questo che si ritira anche se c’è chi si spertica a lodare questa scelta collegandola al fatto che è indagato); 3) che anche Bonaccini è indagato. Lo scopriamo, par di capire, perché Richetti è andato a chiedere in procura se, come tutti immaginavano, fosse proprio davvero indagato in un’indagine di un anno fa. È da allora che si dice che mezzo consiglio regionale è sotto indagine e due dei tre contendenti (Balzani escluso) sono consigliere regionali del Pd. Però il Pd lo scopre ieri e c’è chi nel Pd parla pure di giustizia a orologeria. Per inciso vale la pena ricordare che è indagato anche il segretario regionale del partito, che è poi sempre Bonaccini. In un mondo diverso dal nostro, a questo punto dentro il Pd comincerebbero a temere di perdere le elezioni, quelle vere. Ma qui non ne hanno motivo, visto che non si capisce chi potrebbe o dovrebbe vincerle al loro posto. E questo, al netto di tutto, resta il problema più grosso. Anche per il Pd.
Condividi