Il fulcro di questo sottogenere non è più quello classico del poliziesco, cioè scoprire il responsabile, bensì scoprire come il crimine è stato commesso: l’indagine si svolge intorno a un delitto compiuto in circostanze apparentemente impossibili come quello scoperto in una camera chiusa dall’interno da cui, appunto, la locuzione enigma della camera chiusa. Che sarà il fulcro di un romanzo, nel solco tracciato da sir Arthur Conan Doyle, di prossima uscita ambientato a Ravenna: chi ha manomesso le valvole del ponte mobile sul Candiano, lasciate in posizione corretta due mesi fa, introducendosi in un locale chiuso senza lasciare tracce di effrazione manovrando le leve per sabotare i circuiti idraulici e causare la colossale «figura dimmerda» per l’Autorità portuale e il Comune? A investigare, con la lente di ingrandimento in mano e il cappello da cacciatore in testa, la coppia affiatata composta da Sherlock Di Marco e Fabrizio Watson. Non mancheranno i colpi di scena mozzafiato come quando il lettore scoprirà che la soluzione dell’enigma era nel «gabbiotto» sulla sponda nord del ponte mentre tutta Scotland Yard era concentrata nel «gabbiotto» dall’altra parte (e nessun ispettore Lestrade con l’intuizione di attraversare il ponte, chiuso al traffico ma anche incapace di aprirsi quindi percorribile agilmente a piedi). “Un ponte in rosso”, sarà il titolo di quello che si annuncia come un best-seller. Hollywood già al lavoro per farne un film.
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