La replica del Centro di studi islamico alle accuse lanciate da Life e dal neonato comitato “Una moschea per la città” non lascia molti spazi di manovra: solo calunnie basate su pettegolezzi. E allora, se qualcuno ti calunnia, ti rivolgi a un giudice. Così come ti rivolgi a un giudice se pensi che vi siano violazioni statutarie perseguibili per legge. Ecco, tutta la diatriba interna alla comunità musulmana, se non accade nulla, se nessuno riesce a mediare tramite quella cosa chiamata “moral suasion”, sembra destinata a finire davanti a un giudice con accuse incrociate. E questa, è sempre in parte una sconfitta in partenza. Aver bisogno di un arbitro e di un giudice per mediare tra persone che dicono di volere tutti la stessa cosa per il bene di tutti, dove non ci sono e non ci dovrebbero essere vantaggi personali in gioco, ecco vien da pensare che forse non è vero che vogliono tutti la stessa cosa, o perlomeno non abbastanza. E in ogni caso è sicuro che non sarà un tribunale a poter riportare pace e armonia tra gli animi accesi e feriti. Il caso Galletti Abbiosi insegna…
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