Bisogna anche capirli. Il momento è difficile, Bossi che esce tra le lacrime, il Trota e compagnia bella dileggiati, loro stessi qui in terra di Romagna che non fanno in tempo a prendere qualche voto che i gruppi si sgretolano e fioccano dimissioni. Sono tempi duri per i leghisti e allora non si può continuare a parlare di piallasse e ambiente, di cose serie, insomma. Serve un’idea nuova per riconquistare appeal. Che idea? Per esempio prendersela con gli extracomunitari. Altrove pare che abbia funzionato. Ma ci vuole un’angolazione inedita. Le badanti straniere negli ospedali? Già fatto. I tunisini che spacciano? Già fatto. Vediamo, c’è la crisi, i tagli… ecco: il festival delle culture! Ben 15mila euro, peraltro della Fondanzione del Monte, che vanno a un’attività secondo i leghisti più ludica che culturale (si sa, quando per vent’anni hai capi come il Senatur e Borghezio, il palato ti diventa un po’ fine…) che altro non sarebbe che « assistenzialismo o educazione al parassitismo». Perché il festival, giunto ben al sesto anno, dovrebbe secondo loro autofinanziarsi (però non con i soldi della Fondazione pare di capire), oppure morire. Meglio mettere i soldi nell’insegnamento del romagnolo, dicono sempre i leghisti. Ecco perché la prossima edizione, già si mormora nei corridoi, sarà riconfermata sì, ma con tutti gli spettacoli sottotitolati in dialetto romagnolo e ogni straniero che vi prenderà parte dovrà dimostrare di sapere almeno distinguere tra cappelletto e tortellino.
Condividi