La “rivoluzione” dei The Manifesto – VIDEO Seguici su Telegram e resta aggiornato Registriamo la nascita discografica di un’altra band romagnola, in questo caso un classico trio chitarra-basso-batteria che piacerà in particolare a chi apprezza il rock (con venature “hard”) degli anni settanta. Loro sono i ravennati The Manifesto e il 18 ottobre Blooms Recordings (nuova meritevole realtà locale) pubblica il loro debutto sulla lunga distanza (otto pezzi per quasi 40 minuti di musica), Maximilien (un omaggio fin da titolo e copertina allo spirito della Rivoluzione Francese), che verrà presentato il giorno dopo al Bronson di Madonna dell’Albero. Un disco che suona appunto classico (a volte fin troppo), cupo (e questo è un complimento), pulito (nel senso di suonato in maniera ineccepibile) e allo stesso tempo sporco (nel senso di rumoroso, e questo è un altro complimento). Valore aggiunto è il continuo intrecciarsi di due voci (che cantano in inglese), molto diverse l’una dall’altra, da una parte quella del bassista Michele Morandi, con un tono (ancora, pure troppo) impostato che ha comunque il merito di far riecheggiare nella testa dell’ascoltatore il meglio del classic rock anglosassone, dall’altra quella più “distorta” del chitarrista Massimiliano Gardini (anche negli interessanti Yesterday Will Be Great, sempre della scuderia Blooms), che dà al disco (anche e soprattutto con il suo notevole lavoro chitarristico) un bel sapore psichedelico. Come negli episodi (secondo chi scrive) migliori: la “desertica” Weekend, la “saltellante” Precious Time (che fa venire alla mente i primi Flaming Lips) o l’epico crescendo di When we made the stars together. Total0 0 0 0 Seguici su Telegram e resta aggiornato leggi gli altri post di: La Romagna in cuffia