Applausi a Edizioni Le Assassine, fra nuove e dimenticate scrittrici

La Sedia Del CustodeNon capita spesso di trovare progetti editoriali nuovi e con obiettivi forti.
È successo nelle settimane scorse con “Edizioni Le Assassine” di Milano, una “boutique editoriale” che da un paio d’anni propone le varie declinazioni del giallo, del thriller e del noir, firmate da donne. E la cifra non è solo “di parte” o, come dire, ideologica: di fondo c’è un importante lavoro di ricerca per far scoprire nuovi testi e riscoprire romanzi dimenticati dall’industria culturale, italiana e non solo.
«Perché – dice l’anima della casa editrice, Teresa Prina (e questa sì è una critica politica) – le autrici faticano di più a farsi conoscere e tradurre. Noi ci stiamo provando».
Il catalogo propone due percorsi: “Oltreconfine”, scrittrici di oggi che arrivano da ogni angolo della terra; e “Vintage”, firme che hanno preceduto e anticipato Agatha Christie, pioniere dunque del giallo, spesso cadute nell’oblio, come l’austriaca Auguste Groner che, nel momento di maggior successo, era più letta e conosciuta di Conan Doyle.

Fa parte della prima serie La sedia del custode di Bahaa Trabelsi (traduzione di Teresa Prina): storia della caccia a un serial killer che, a Casablanca, firma i delitti con citazioni dal Corano, convinto di esser stato scelto da dio per epurare la città dai miscredenti. «La scelta del thriller – spiega l’autrice – non è casuale: permette infatti una specie di tensione utile a raccontare i cambiamenti in corso. Ho poi preso un serial killer psicopatico per denunciare la bestialità e la follia degli uomini».

L’autrice resta dunque con precisione sui binari del genere (i coprotagonisti, un commissario che beve e una giornalista, ne sono un esempio), e usa quella struttura per denunciare il fanatismo religioso e il radicalismo. «Il vecchio Marocco che ho amato, quello della tolleranza e delle aperture, non esiste più. La società si sta radicalizzando e non si può impedire che degli psicopatici prendano un orientamento: quello della follia per esacerbare questi nuovi valori, caricaturizzandoli e usandoli come legittimazione per i propri crimini», conclude Bahaa e pare di leggere le dichiarazioni d’intenti di autori come Leo Malet o Jean Patrick Manchette, maestri di intrattenimento letterario, solidamente ancorati alla realtà e, quindi, “politici” a tutto tondo. C’è da augurarsi che “Le Assassine” traducano anche gli altri titoli della giornalista e scrittrice di Rabat.

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