Stefano Mazzesi è un bravo autore di noir; trame complesse, emozioni forti, personaggi credibili, pieni di sfaccettature; storie mai rassicuranti. Vere.
Il suo nuovo romanzo Come asfalto sui prati (Clown Bianco) conferma queste caratteristiche, ma fa un passo in più, con un lavoro di analisi del reale di grande qualità; e un’indagine psicologica dei personaggi minuziosa e precisa.
È l’estate del 1985 e i lettori incontrano lo stesso Michele Rio di Mare bianco (2021) e Cuore di polvere (2022); il protagonista però ha appena compiuto 16 anni e la vita gli fa capire come il passaggio da adolescenza a età adulta non sia per niente indolore. Nelle prime pagine si scopre come sia stato il suo ingresso nel mondo delle radio private, con una coincidenza straordinaria: la prima diretta, condotta con l’amico Claudio (cui tocca una parabola di vita drammatica), capita la sera del 13 luglio, quella del più grande evento benefico della storia della musica, il concerto Live Aid.
Quello stesso giorno il padre di Michele viene licenziato e scompare la madre, il cui corpo senza vita viene scoperto a quattrocento chilometri di distanza. Il padre perde la testa, lascia il figlio allo sbando e inizia una propria indagine; Michele, che trova nel camionista Raul un genitore “bis” e una spalla, non si arrende e parte anche lui per scoprire chi abbia assassinato sua madre. Per trovarsi di fronte a una impressionante scia di sangue che attraversa tutta l’Europa.
Come asfalto sui prati è un bel thriller, un riuscito romanzo di formazione, una fotografia sull’altra faccia della Romagna, quella che i turisti non ricordano, ma che ha occupato le cronache dei giornali nei lunghi anni delle morti per eroina, quando la droga ha portato via quasi una generazione di ragazzi. Complesso appunto come la vita, il romanzo è anche un inno all’adolescenza che se ne va, fra decine di canzoni (ogni capitolo ha, come titolo, una frase di un brano, italiano, di quegli anni), lampi di passione e amori che sembrano eterni e durano solo un’estate. E c’è il campionato di Formula 1, il trentaseiesimo per i piloti e il ventottesimo per i costruttori (vinsero Alain Prost e la McLaren): Michele e Raul seguono il circo del mondiale, che viene descritto dietro le quinte, fra punti ristoro e notti insonne, lontani insomma dalla bandiera a scacchi.
Stefano Mazzesi tesse una trama fatta da moltissimi fili, che riconduce tutti a sintesi, fra colpi di scena calibrati e impeccabili; e un finale che non poteva essere diverso. Uno fra i migliori noir letti quest’anno.