Gli inafferabili “lupi solitari” di Serge Quadruppani

Quadruppani Libro2Serge Quadruppani non è un personaggio comodo, sia come scrittore che come militante politico, impegnato negli ambienti dell’ultrasinistra e libertari francesi (con alcune prese di posizione che hanno scatenato polemiche, come quelle in difesa di Cesare Battisti). Ha, per altro, una solida esperienza come traduttore: sono sue le edizioni francesi di Stephen King, Philip K. Dick, Andrea Camilleri, Valerio Evangelisti, Giancarlo De Cataldo e Massimo Carlotto.

Come autore esordisce nel 1991 con Y, primo titolo di una trilogia, i cui temi sono rimasti centrali in quasi tutte le opere successive. Da un lato Quadruppani sa mescolare e riproporre le strutture narrative del romanzo di genere, dal giallo al noir, dall’action thriller allo spionaggio; dall’altro vi intreccia uno sguardo critico al neocolonialismo, al decadimento della società francese, alle storture dei servizi segreti, fino all’allargarsi del terrorismo, islamico e non. Lupi solitari, ultimo romanzo uscito per Mondadori (traduzione di Laura Giuliberti), mescola con ancor maggiore cura questi ingredienti, aggiungendo un altro tema molto caro all’autore: la difesa e il rispetto della natura. Un “lupo” del titolo è proprio un esemplare di canide che non più in branco e si aggira nell’altopiano di Millevaches, nel Limousin.

Ed è altrettanto imprendibile l’altro lupo, l’ex membro delle forze speciali francesi, Pierre Dhiboun (Dhib, in arabo, vuol dire lupo), già infiltrato in un gruppo jihadista in Mali, che scompare al proprio rientro in Francia. Così non è appunto “comodo” seguire le vicissitudini di chi cerca di individuare il “lupo solitario” che non vuole rientrare nei ranghi e, si teme, possa essere passato al nemico. In caccia ci sono i servizi segreti francesi; mercenari non meglio definiti; specialisti statunitensi più o meno collaborativi con la nazione che li ospita; singoli killer. La storia si complica per gli intrecci sentimentali fra uomini e donne, donne e donne, uomini e uomini. Mentre Pierre cerca sempre e solo una misteriosa donna dai capelli rossi.

Ancora una volta l’autore non rispetta le regole e lascia alcune situazioni in sospeso (piuttosto rende omaggio ad autori che ammira, come Jean-Patrick Manchette; o che conosce per averli tradotti, come Giuseppe Genna).
Un romanzo che chiede quindi al lettore di stare più attento del solito, per cogliere gli espliciti riferimenti all’attualità; che è però del 2016: gli editori italiani non valorizzano come si dovrebbe questo scrittore.
Ah, e il lupo grigio? Le trappole fotografiche non sono riuscite a coglierne il passaggio da nessuna parte.

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