Hans Tuzzi torna e crea Alfonso Fumi

Cover Hans

Una cosa è raccontare storie, un’altra scrivere romanzi che possono entrare a far parte della letteratura (anche popolare). Oggi si incontrano molte storie, e a volte zoppicano; ma pochi libri accurati nel testo, con una trama complessa, con un occhio attento alla realtà e l’altro, forse quello blu, che guarda il mondo della fantasia.
Per questo il consiglio è di tornare a Hans Tuzzi e al recente Curiosissimi fatti di storia criminale (Bollati Boringhieri). Dopo la serie del commissario, poi vicequestore, Norberto Melis; e alla strepitosa trilogia con al centro il giovane Neron Vukcic, omaggio a Nero Wolf, l’autore, che si chiama Adriano Bon, porta in scena Alfonso Fumi, funzionario del Ministero dell’Interno, cui si affidano incarichi delicati e, prima di tutto, ufficiosi.

C’è un’altra novità, rispetto a Melis: la vicenda è ambientato nel 1960, fra le nostalgie fasciste e i primi passi del Sifar, che polizia e carabinieri non vedono di buon occhio. In quel clima anche di avvio del boom economico, piombano a distanza di pochi giorni l’uno dall’altro, quattro cadaveri, ognuno assassinato pensando a morti o esecuzioni d’altri tempi. E già qui la trama “poliziesca” si sarebbe complicata abbastanza, se non intervenissero anche cose inspiegabili: luci dal cielo, animali che parlano, segni indecifrabili e bambini con qualità che definire non comuni è poco. Il fantastico, l’arabesque di Edgar Allan Poe, diventa così una nuova (vera?) chiave di lettura del testo.

Hans Tuzzi (il nome è preso di peso da un personaggio de L’uomo senza qualità di Robert Musil) sostiene questa sfida alternando semplicità e citazioni che abbracciano la cultura del Novecento, dal cinema agli slogan pubblicitari, alle canzoni; sparge schegge delle proprie conoscenze sulla storia e sul mercato antiquario del libro, sui limerick e il nonsense, sull’origine di parole che, ormai, si sono dimenticate. Un esempio? Invece di pullover, scrive (una sola volta) pull-over. Che vuol dire “tirar sopra”, perché quel maglione con la scollatura a V si sfila da sopra la testa.

Troppo? No; leggere dovrebbe essere sempre un arricchimento, per scoprire, o recuperare, parole dimenticate; o sconosciute. Così Tuzzi si può permettere, per giocare con i doppi sensi, di far ricordare a una bambina l’esistenza di una pianta (arbusti australiani) che si chiama “leptospermum scoparium”. Se poi si arriva a capire che, per risolvere quattro delitti, è indispensabile credere alle favole, allora il gioco è fatto. Imperdibile.

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