L’esordio di Francesco Filippi, “Bye bye Benny!” è un riuscito omaggio a Dick

Filippi

L’ottimismo, oggi, è uno stato mentale difficile da mantenere; però, di fronte a una (quasi) tempesta perfetta, composta da tensioni internazionali, politica interna, devastazioni climatiche, potrebbe invece essere l’unica strada per non farsi travolgere dalla disperazione. Restando inermi. Quindi si deve (si dovrebbe) continuare a resistere e lavorare per cercare soluzioni ai problemi. Anche scrivendo. Ci provano, spesso, i romanzi cosiddetti “ucronici”, quelli che si muovono partendo dal presupposto che la storia abbia avuto un per- corso alternativo da quello reale.

A volte hanno sfumature simili agli apologhi: raccontano sviluppi immaginari, per sottolineare le storture e i difetti del mondo che ci circonda; o i problemi che ci si sarebbe trovati di fronte se i fatti si fossero svolti in un altro modo.
Parte da qui Bye bye Benny (Up Feltrinelli), esordio narrativo di Francesco Filippi, autore, fra l’altro, del saggio Mussolini ha fatto anche cose buone (Boringhieri, 2019). Si racconta una «storia di rap e libertà», come recita il sottotitolo; è il 2024: due ragazzi e una ragazza vogliono seguire un concerto a Lione, ma devono scappare da un’Italia in cui il fascismo non è stato mai sconfitto e dove l’autarchia è arrivata ai massimi livelli.

Siamo dalle parti de L’uomo nell’alto castello di Philip K. Dick; anzi l’omaggio è esplicito: Francesco Filippi mette in scena una “partigiana” che ha scritto un libro dove la guerra è andata… com’è andata davvero e i nazifascisti sono stati sconfitti; come La cavalletta non si alzerà più, romanzo clandestino che i nazisti americani di Dick vogliono distruggere. Benny, dunque, è il «duce-supremo», Benito Amilcare Andrea Mussolini, i cui eredi controllano gli italiani come in 1984; e la copertina propone la rielaborazione grafica della foto di Palazzo Braschi, sede della federazione fascista a Roma, con il viso di Mussolini al centro di un muro di “Sì”, durante la campagna elettorale del 1934. Novant’anni fa…
Seguendo la voglia di musica, e viaggiando, i tre ragazzi cercano la libertà, fuori dai rituali che proseguono immutati dal Ventennio.

Bye bye Benny, che può sembrare un romanzo solo per i giovani, aiuta tutti a capire il disastro che abbiamo evitato combattendo la dittatura. Lo fa anche attraverso invenzioni linguistiche credibili e divertenti, come Italvisione al posto di televisione e Italopedia invece di Wikipedia; o come littorino al posto di cellulare. Lo fa attraverso la letteratura: leggera nelle forme, densa nei contenuti.

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