Qual è la virtù del bradipo?

COPERTINA LIBROC’è un modo di dire celebre, nella realtà come nei romanzi: se un omicidio non si risolve nelle prime quarantotto ore non si risolve più.
Allora cosa succede se chi indaga ha fatto della lentezza il proprio modo di vivere e pensare? Questa la sfida de La virtù del bradipo (NullaDie edizioni), terzo romanzo di Claudio Leandri, ravennate con una carriera in aziende nazionali, quasi sempre direttore del personale e direttore generale; e soprattutto grande lettore e appassionato di enigmistica.
Come il suo protagonista, Giorgio Luigi Borghesi, che ha molte qualità ma alcuna ambizione di far carriera nell’azienda di Modena in cui lavora; d’altra parte deve spendere molte energie per seguire la mamma Letizia, affetta da Alzheimer e rimasta sola dopo la morte del marito, colpito da ictus. Non bastasse è appena andata all’aria anche la relazione con Sofia, sposata, che lo lascia per seguire la propria famiglia e, soprattutto, il figlio. Come si fa, in queste condizioni, a vivere “velocemente”? Molto difficile…

Eppure il destino nasconde molti trabocchetti e Giorgio si trova a dove capire come mai l’amico e collega Ivan Nicoletti si sia tolto la vita, buttandosi dal nono piano. Così, per capire cosa possa essere successo, inizia a indagare, aprendo un vaso di Pandora dal quale prima di tutto esce il malaffare di molti dirigenti dell’azienda in cui gli amici lavorano, poi la certezza che Ivan sia stato assassinato. Così, fra documenti da studiare, tracce del Gps da decifrare, e una trasferta in Portogallo, Giorgio arriva a fare luce su tutto. Infatti, alla faccia della propria “virtù”, deve correre sulle strade del piccolo paese sull’Atlantico, dove invece dicono si debba e si possa vivere abbandonando ansia e preoccupazioni.

La virtù del bradipo è un romanzo con vari piani di lettura (le parti in cui è descritto il rapporto fra Giorgio e la madre sono molto intense) e, come i gialli classici, disseminato di false piste, per confondere il lettore ed evitare che arrivi alla soluzione prima del protagonista.
Ed è un elogio, non solo della lentezza, ma della cultura letteraria. Le citazioni, dichiarate o implicite, sono tante e arrivano per chiarire un passaggio, o una considerazione, per così dire, esistenziale del protagonista. A volte anche solo per spiegare perché un personaggio abbia quel nome. D’altra parte il protagonista si chiama Giorgio Luigi Borghesi: un po’ suona come Jorge Luis Borges, no?

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