Undici nuovi racconti sulla luna nell’anniversario dell’allunaggio

Moon Racconti«La luna è una severa maestra» scriveva nel 1966 Robert A. Heinlein, protagonista dell’età d’oro della fantascienza.
E, in questa estate lunare, mezzo secolo dopo il «grande balzo per l’umanità», si è parlato e scritto molto del satellite naturale. Sul piano letterario e narrativo sarebbe valsa la pena ristampare Quell’estate di sangue e di luna di Eraldo Baldini e Alessandro Fabbri; e di certo si poteva (o doveva) rileggere la prima cosmicomica di Italo Calvino, La distanza della Luna del 1964.

L’elenco dei titoli, soprattutto nel mondo del fantastico per così dire classico, è quasi infinito.
Sugli scaffali delle novità librarie, poi, va segnalata l’antologia Moon – 50 anni dall’allunaggio, curata da Divier Nelli per Lisciani Libri. Undici racconti, con una riflessione introduttiva di Tito Stagno e un’appendice di foto a colori di quell’impresa. Spiccano quattro perle, di autori di lungo corso, che confermano le proprie doti d’immaginazione e scrittura: Leonardo Gori, Giulio Leoni, Mariano Sabatini e lo stesso Nelli.

Il primo fa rivivere la notte dello sbarco attraverso gli occhi di un bambino, in una storia familiare difficile, proposta con delicatezza e poesia. Giulio Leoni rispolvera la propria vocazione ai giochi di illusionismo e la passione per il cinema, moltiplicando le finzioni; e, ancora una volta, spiazzando il lettore.
Mariano Sabatini conferma le proprie doti di creatore di trame complesse, mettendo a nudo, con pochi tratti, il “lato oscuro” non solo della Luna, ma anche del giornalismo e dell’arrivismo.
Divier Nelli è ancora una volta amaro, quasi cattivo, con un racconto “uppercut” sui possibili retroscena di quel 20 luglio. I loro racconti valgono, da soli, il… prezzo del biglietto. Per scrittura, originalità, efficacia.
Gli altri declinano il tema seguendo le tracce quasi di ogni genere letterario, dalla fantascienza all’amore, dallo storico all’horror o, quanto meno, al nero.
Spicca, in questo senso, “Space Oddity” di Monica Campolo che, partendo dalla canzone omonima di David Bowie di quello stesso 1969, si avvicina, una riga dopo l’altra, alle temperature di X-Files.
Azzeccato infine “A stomaco vuoto” dell’esordiente Stefano Fazzi, che racconta con ironia uno sbarco alla rovescia, con un ritorno a casa ironico e credibile.

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