chi si confonde con l’oscurità
non si merita niente

Finalmente sono partiti i lavori per la costruzione della moschea. Era da un po’ che su questa rubrica non se ne parlava e immagino quanto i lettori possano essersene preoccupati. Ora che la telenovela pare volgere verso al termine, la prima cosa che voglio fare è ammettere, ebbene sì, che dei musulmani - dopo che ho preso diverse volte le loro difese - e della loro benedetta (immagino da Allah) moschea  non me ne può fregare di meno. Ma davvero.
È un problema, sempre che lo sia, che non mi sfiora. Come non mi interessano i fatti dei cattolici, di quello che fanno nelle loro chiese e dei motivi che li spingono ad andarci e a costruirne di nuove. Semplicemente, trovo tutta questa storia strumentale e, come ormai tutti si sono già resi conto, una ghiotta occasione per fare campagna elettorale in qualsiasi periodo dell’anno. Le ultime conferme arrivano proprio in questi giorni, dopo che si è saputo che stanno per partire i lavori. La Lega, per esempio, chiede al Sindaco quali «benefici prevede di poter ottenere l’Amministrazione Comunale per la città, permettendo la realizzazione della Moschea». Benefici? Nessuno, ovvio. Risponderei così, se fossi in Matteucci. Mica stiamo parlando di un’opera pubblica. Perché dovrebbe portare benefici alla città? La comunità musulmana se la costruisce a proprie spese e finisce lì. Chissenefrega. Non credo che per la costruzione della Sala del Regno dei Testimoni di Geova, in via Marconi, si sia aperto un dibattito del genere. Qual è la differenza? Ah, già, sembra che lo sappia un esponente della Giovane Italia, che poi sarebbe sempre il Pdl, che si aggiudica la palma della dichiarazione più allucinante della settimana, battendo a sorpresa anche la stessa Lega. Il fatto, ci spiega, è che i musulmani non rispettano la legge italiana e quindi non possono avanzare richieste di alcun tipo. Avrà mica un pochino generalizzato, l’amico del Pdl? Ma no, anzi, per sostenere la sua tesi ci assicura addirittura di aver visto, una delle scorse notti, due donne scendere dalle biciclette in via D’Azeglio «con il faro spento e contro senso». Oddio, non saranno mica state musulmane? Eh già, perché, ci informa l’uomo della Giovane Italia, erano «vestite col burka completo, rigorosamente scuro, tale da confondersi con l’oscurità e creando pericolo a se stesse ed agli altri». Ok, mi ha convinto: se certa gente si diverte a confondersi con l’oscurità allora è giusto che non l’abbia, un luogo di culto. Noi cattolici, invece, sì che rispettiamo la legge. Il Vaticano, è il caso di dirlo, ce lo meritiamo proprio.

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