Come faremo tutti noi senza la Duna?

Capita, in questi giorni, di vedere in giro per le strade di Ravenna giovani con lo sguardo perso nel vuoto, vagare senza meta. Altri si limitano a scuotere la testa. I più disperati, li vedi fermarsi sotto un portico, costretti come sono a chiedere l’elemosina ai passanti. D’altronde, loro un lavoro questa estate non ce l’avranno. Lo hanno detto chiaramente Duna degli Orsi e Papeete Beach: in queste condizioni un’attività imprenditoriale di qualità come la nostra non può andare avanti. E a farne le spese, dicono, saranno quelle decine e decine di giovani a cui davano lavoro ogni estate.
È finita, gli studenti non saranno più in grado di pagarsi gli studi. E l’economia ravennate vacillerà. I due locali, d’altronde, non scherzano e già nei primi due appuntamenti importanti della stagione, il 25 aprile e il 1° maggio, resteranno chiusi. La Duna, poi, va oltre, annunciando su facebook che quest’anno non aprirà proprio, che non significa non aprire eh, ma limitarsi, scrivono i titolari, «alla sola gestione dello stabilimento balneare (ombrelloni e lettini)», che per uno stabilimento balneare a quanto pare è come restare chiuso. Un dramma insomma, provocato “naturalmente” dal sindaco Matteucci - e dal suo collega Zoffoli, nel caso del Papeete - e dalle ordinanze antisballo. Anzi, dal fatto che le regole, accusa la Duna, non sarebbero uguali per tutti. Sai la novità, verrebbe da dire, visto il Paese in cui viviamo. Ma la verità, forse, è che sarebbe bastato affrontare la questione post 25 aprile (dell’anno scorso) in un altro modo, cercando per quanto possibile di collaborare con l’Amministrazione - che certo in questo campo non brilla per apertura mentale, ne siamo consapevoli, ma ognuno fa quel che può -  evitando di andare direttamente allo scontro e cercando di trovare il modo per continuare regolarmente la propria attività. Perché, scusate, non ci crede nessuno che tutti gli altri bagni di Marina che stanno continuando a organizzare più o meno tranquillamente concerti, feste, happy hour e quant’altro stiano godendo di una sorta di immunità. Quella della Duna - sul Papeete non mi esprimo, essendo Milano Marittima un caso a parte - mi pare più che altro una piccola (o forse grande) ripicca. Un tentativo di far capire, pur dicendo astutamente il contrario, che Marina senza Duna non può sopravvivere. Mentre invece, statene certi, tutti finiranno per farsene una ragione e andare a divertirsi da altre parti, tra l’altro a poche decine di metri da lì. Poi questo vittimismo così ostentato è veramente irritante. Per non parlare della pratica scontata e ben poco elegante di fare leva sul versante occupazionale. Come dire, «ragazzi, sappiate che è colpa del Sindaco se questa estate non posso assumervi». Ecco, sarebbe già un passo avanti se gli stipendi di alcuni di questi ragazzi fossero investiti in iniziative di cui veramente si sente la mancanza come la rassegna di incontri con autori letterari e quella dedicata ai più piccoli. Ci proviamo?

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