“Contro” la polizia, dalla parte degli abusivi

Sarà che grazie a La7 ho avuto la fortuna di rivedere nei giorni scorsi Italia-Germania 3-1, la finale dei Mondiali di calcio del 1982, con la leggendaria telecronaca originale di Nando Martellini e il suo triplice urlo finale («Campioni del mondo! Campioni del mondo! Campioni del mondo!»), ma mi sento particolarmente nostalgico.
Per esempio, mi viene da pensare a quanto fosse diversa Marina tanti anni fa. Prima delle ordinanze di Matteucci, ma quasi quasi prima anche delle feste in spiaggia. Quando ancora si poteva parchieggiare l’auto un po’ dove ti pareva, senza dover pagare un biglietto sul lungomare e magari semplicemente dicendo al bagnino che la Talbot che ostruiva il passaggio era la tua e che ti chiamasse pure quando era il momento di spostarla, che tanto al massimo stavi giocando a racchettoni a rete alta lì vicino. Ma la mia adolescenza al mare non sarebbe stata la stessa, soprattutto, senza gli amici vucumprà, che sarà anche un termine dispregiativo, e faccio pubblica ammenda per averlo utilizzato, ma in fondo li chiamano così anche su Wikipedia, e in questo modo capiamo almeno tutti di cosa stiamo parlando. D’ora in avanti, però, userò il termine “venditori abusivi”. O più semplicemente “abusivi”. Una volta, tornando a noi, da questi abusivi non si poteva comprare come adesso, ma si comprava lo stesso, e quasi con gioia, almeno una collanina. Mia nonna anche uno di quei vestiti per fare i lavori in casa. Mia mamma e le mamme dei miei amici, invece, almeno una borsa a stagione. Magari non sarà stato veramente così, ma la cosa che più apprezzavi era il rito dell’acquisto, non l’oggetto in sé. C’era meno paura del diverso, una volta, e il “venditore abusivo” che camminava tutto il giorno in spiaggia sotto il sole, stava addirittura simpatico. E alimentare il mercato nero, favorendo ahinoi lo sfruttamento dell’abusivo, era quasi un piacere. Questo succedeva prima che i commercianti facessero le rivoluzioni e la polizia dicesse ai cronisti di scrivere sui loro giornali che questi “venditori abusivi” non sono poi così disperati come sembrano, ma fanno questo lavoro, in pratica, per arrotondare. Quindi, è il loro appello, aiutateci a incastrarli. Non contate, però, sul sottoscritto. È più forte di me, quando ancora leggo sui giornali di qualche turista che stoicamente si oppone ai rastrellamenti in spiaggia delle forze dell’ordine e agevola la fuga degli “abusivi” mi cresce dentro un piccolo moto di entusiasmo. L’appello che faccio è allora rivolto a tutti i bagnanti: difendiamo gli abusivi. E anche se adesso si rischia una multa e forse si finisce anche con il favorire la malavita io vi avverto che una collanina in spiaggia finirò col comprarla. Almeno in ricordo dei vecchi tempi.

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