Era un’afosa serata d’estate, a Ravenna…

[Quello che segue non è realmente accaduto, ma potrebbe anche accadere. Ogni riferimento a fatti e persone è puramente casuale]

È una afosa serata d’estate al comando della polizia municipale di Ravenna e tutto sembra tranquillo. La ventola gira veloce sopra la testa dell’ispettore capo e dei suoi agenti speciali. La radio accesa trasmette un’opera lirica e nessuno ha incredibilmente niente da ridire. Sulle pareti ci sono calendari delle forze armate, medaglie e una mosca che non ne vuole proprio sapere di uscire dalla stanza. All’improvviso l’allarme a volume inaudito fa scattare tutti sull’attenti e provoca un principio di infarto al vigile che si era abbioccato senza farsi notare di fronte al computer. Sviene, ma nessuno se ne accorge. Anche perché non c’è tempo da perdere. «Vai vai vai!», «Fuori fuori fuori!», e via di corsa giù dalla pertica poi tutti a bordo del furgone per le emergenze. E a sirene spiegate lungo via Trieste, a tutta velocità. A bordo l’atmosfera è elettrica, l’adrenalina a palla. I vigili indossano la tenuta da guerriglia con tanto di berretto e fischietto. Nella discesa del cavalcavia del porto il furgone tocca i 92 chilometri orari. I nostri eroi sono sempre più lanciati verso l’obiettivo. È mezzanotte ormai e il tempo stringe. Il furgone del corpo speciale della Polizia municipale arriva su viale delle Nazioni e c’è la fila, proprio ora che quasi ce l’avevano fatta. I volontari Mistral fanno ciao con la manina, inconsapevoli di quello che sta succedendo. Finalmente ecco lo stradello per i bagni. Maledette auto parcheggiate alla cazzo di cane. Gli agenti sono costretti a proseguire a piedi. Di corsa. A guidarli è l’udito, sopraffino tra i membri del corpo speciale appositamente creato alla Pm di Ravenna. Li guida fino al bagno incriminato. C’è musica. Troppa musica. C’è addirittura un concerto. Come fossero un sol uomo i vigili attaccano e colpiscono, colpiscono e attaccano. Ma i loro sono solo dei manganelli giocattolo e le casse reggono. Neppure i calci sortiscono gli effetti sperati, la musica è sempre alta. Troppo alta. Sono degli ossi duri, questi amplificatori. E allora i vigili sono costretti a passare al piano B. C’è scritto così nel regolamento. Non possono farci nulla. Senza paura, fischietto in mano, si avvicinano al cantante, al chitarrista, al batterista. E usano lo spray al peperoncino. Li eliminano uno a uno, con calma e freddezza. Ce l’hanno fatta, finalmente. Il rumore è finito.
Intanto al comando suona un altro allarme. Nel frattempo il vigile svenuto ha ripreso i sensi: «Oh merda, un altro di quei cazzo di fonometri dell’ordinanza del sindaco».

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