I bagni non sono tutti uguali
le ordinanze sì

C’è un libro (non proprio il migliore ma comunque sempre molto divertente) di un grande scrittore americano purtroppo ancora troppo poco conosciuto che ho appena finito di leggere in cui il protagonista è nero e si chiama Non Sono Sidney Poitier. Non Sono Sidney di nome e Poitier di cognome.

L’autore, come evidente, distrugge il pregiudizio secondo il quale i neri sono tutti uguali e, nella migliore delle ipotesi, assomigliano a Sidney Poitier. Purtroppo ho avuto la sfortuna di leggere il libro negli stessi giorni in cui sui giornali locali continuava lo splendido dibattito su Marina di Ravenna e in testa mi è balenato il parallelo tra il protagonista del romanzo e i nostri stabilimenti balneari. Perché secondo politici e semplici cittadini che intervengono quotidianamente sulla questione pare siano tutti uguali. O comunque di solito la frase utilizzata è quella che «sono sempre gli stessi» i bagni a non rispettare le regole. Ora, cari signori, mi avete stancato. Fate nomi e cognomi di questi bagni e finiamola. Diamo modo a loro di rispondere e ad ognuno di farsi la propria idea. Anche all’Amministrazione, che mi pare non ne abbia proprio una chiarissima già di suo. Ecco, caro Sindaco, tieni presente che i bagni non sono tutti uguali. Bisognerebbe partire da questo assunto per smetterla di fare ordinanze (di qualsiasi tipo) che valgono per tutti, da Casal Borsetti a Lido di Savio. Non è cosa logica. La soluzione, fidatevi di me, non è la classica “regole uguali per tutti”, ma regole diverse a seconda dei casi. Per chi non può rispettare la capienza, per esempio, non può esserci una capienza. Perché, come mi pare abbiano detto anche i grillini in questi giorni, l’obiettivo deve essere quello di portarci sempre più giovani sulla spiaggia di Marina, non meno. E allora facciamo che i bagni che se lo possono permettere diventino di sera dei locali veri e propri, con tanto di infrastrutture adeguate, a partire da uno stradello decente, ma anche tutto il resto. Detta brutalmente, per esempio, facciamogli spendere dei soldi (migliorando il proprio locale) a chi se lo può permettere e a chi vorrà continuare ad essere qualcosa di più che un semplice bagnino. Statene certi che già questa “selezione” terrà alla larga i furbetti dello sballo, sempre che ce ne siano. Poi di soldi dovrebbe spenderne anche il Comune, certo, per fare in modo che Marina possa presentarsi davvero come una località turistica, ma questo forse è chiedere troppo.
Sarebbe sufficiente rendersi conto che un bagno di Marina di Ravenna non è un bagno di Marina Romea. E che i bagni di Marina non sono tutti uguali.

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