I preziosi auguri del vescovo
un po’ a tutti noi

Come fare sì che Cristo risorto sia accolto come avvenimento assolutamente unico e in grado di dare fiducia e speranza alla nostra vita? È un dubbio che mi tormenta da anni, ma per fortuna a rispondere è in questi giorni il vescovo, Giuseppe Verucchi, in una sterminata nota di auguri di Pasqua inviata ai giornali e che purtroppo quei mangiapreti di Ravenna&Dintorni non hanno pubblicato neppure sul loro sito internet.  Ma ci penso io, cari lettori, a dare il giusto spazio al vescovo, che come risposta ad una domanda francamente incomprensibile mette in fila una serie di tematiche scelte presumo a caso. Al numero 1 troviamo il “clima”, inteso naturalmente come «tsunami culturale - cito testualmente - che sta sradicando i valori». Al numero 2 - siete liberi di non crederci, ma è così - c’è il “risucchio”, termine che mi auguro Verucchi non vada mai a cercare su Google, perché i primi risultati potrebbero un tantino imbarazzarlo. In realtà, vi spiego, si sta parlando dello «tsunami - ancora? - del relativismo, che sta minacciando seriamente la società». Il vescovo si dice «molto preoccupato» (con tanto di punto esclamativo) e crede che «ci troviamo in acque pericolose. Cosa fare? Cosa pensare?» . Non lo so, Cristo santo, non lo so! Dovrebbe dircelo lei, eccellenza, non crede? Ah ok, sì, scusate. Ecco che ce lo dice: «Dobbiamo fare scelte coraggiose». Del tipo? Accendere un cero in chiesa ogni mattina? No, molto più semplice: «Le cose vanno male? - leggo ancora - Scegliamo di farle andare bene». Ah ok, grazie, adesso sì che ho risolto i miei problemi. Andando avanti, il quarto punto è “Buona Pasqua” e qui ci si avventura in un discorso che non ho mica capito bene. In pratica ci viene detto di «risorgere personalmente, come famiglia, nella società». Cos’è che devo fare? Va bene se intanto inizio a smettere di bere? Ah no, ecco i consigli pratici del vescovo: «Affidiamoci sempre meno al relativismo e sempre di più al bene e ai valori naturali e oggettivi». Tipo a un disco di Miles Davis? Neanche il tempo di viaggiare con la mente, però, che, mi prende un colpo: «Non si può accettare l’aborto!». Ok, calma monsignore, ormai è andata così. «Non possiamo accettare l’eutanasia! La futura legge di Dichiarazione anticipata di trattamento resterà come una porta aperta all’eutanasia. Non possiamo dire che va bene». Ma come, proprio ora che c’è anche un registro in Comune?
Il gran finale è per la famiglia. «La situazione è molto preoccupante! Convivenze. Separazioni. Divorzi. Unioni di fatto». Ma non sono tutte cose diverse tra loro, anche contrastanti? E sono proprio tutte così terribili? «Separazione tra amore e sessualità. Figlio ad ogni costo». Eh no, figlio ad ogni costo no! La soluzione, per fortuna, è presto detta: «tornare a basare il matrimonio su di un amore oblativo» e dare importanza alla «famiglia basata sul matrimonio tra un uomo e una donna». Amen!

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