Il nostro fenomeno parastatale

Qualcuno se la ricorderà, la musica triste con cui la Gialappa’s Band salutava i “fenomeni parastatali” del nostro calcio, all’epoca del mai troppo compianto Mai dire Gol. Erano quelle meteore che dopo poche stagioni o anche solo apparizioni se ne andavano mestamente dal nostro campionato. «Lo vogliamo ricordare così», dicevano i Gialappi. Ecco, io in queste ultime settimane sento dentro di me fortissima quella musica triste e vedo anche un volto, un uomo con occhiali ed espressione fiera (dai, fatemi dire così: fiera). E mi rivado a leggere le sue testimonianze, con gli occhi lucidi, come una sorta di vangelo. Da quei primi tempi in cui si lamentava per le tapparelle abbassate di certi condomini che potevano destare sospetti fino alle erbacce troppo alte che erano sempre di casa nei suoi comunicati; dagli stranieri che urlano troppo forte a quelli che sarebbe meglio non si sedessero tutti insieme sulle panchine; dallo scandalo dei rifiuti lasciati in spiaggia la notte di Ferragosto ai sacchetti di plastica che volavano nei parcheggi; dalle scopate (ops, no, spazzate) collettive per eliminare le foglie secche fino ai suoi crucci: i giardini Speyer e la sua Gulli, la “vecchia Darsena”, come diceva lui. Senza contare le decine di mail settimanali a prefetto, questore, comandante dei carabinieri o dei vigli urbani per segnalare anche le cacche dei cani sotto casa sua. Tanto che magari per evitare lo sfracellamento di maroni potrebbero averlo rinchiuso in carcere, e così si spiegherebbe tutto. Caro Giulione, l’avrai capito, ci manchi tanto. L’ultima tua mail è di fine novembre. Dicono che ti sei pure dimesso dal consiglio territoriale, che neanche gli altri tuoi colleghi di opposizione ti sopportavano più. Che nessuno ti voleva. E neppure chi ti aveva accolto come un padre, il caro Alvaro, neppure lui ha tentato di spiegare pubblicamente il motivo della tua sparizione.
Ma non puoi aver mollato, non puoi aver lasciato questa città in mano a della gentaglia, no Giulio, a me non me la racconti. E allora ti faccio una promessa, qui, di fronte a dio onnipotente: ti regalo questo mio spazio, ti concedo la mia rubrica per spiegare a me e a tutti gli altri tuoi fan che cosa è successo. Con calma, quando ti sentirai pronto. Insomma, devi dircelo, devi dirlo a tutti dove cazzo è finito Giulio Bazzocchi.

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