il ravennate medio, un’analisi obiettiva su “pregi” e difetti

Ho letto con piacere sull’ultimo numero di Ravenna&Dintorni l’intervento di Gianluca Costantini nell’ambito del forum sulla candidatura di Ravenna a capitale europea della cultura nell’anno del Signore 2019. Nell’articolo si criticava l’atteggiamento poco aperto, diciamo così, del ravennate medio, verso forme di cultura meno tradizionali e la sua propensione a lamentarsi del fatto che a Ravenna non succeda mai niente, quando invece la scena della “controcultura” è più attiva che mai.
Parole sacrosante, ma siamo sicuri che valgano solo per i nostriconcittadini? Di certo non è solo il ravennate a comprare Dan Brown conl’unico scopo di abbellire la libreria (non ho capito, però, se almenopuò essere considerato un merito non leggerlo), ad essersi rinchiusonella propria casa a guardare la televisione o ad andare al cinema soloper vedere delle porcate. In Italia direi che è un fatto ormaigeneralizzato e non per nulla siamo governati da chi siamo governati.Le peculiarità del ravennate, invece, sono altre. Innanzitutto sicaratterizza per il suo essere fighetto, consapevole di vivere in una”città d’arte”, ma allo stesso tempo provinciale, come è logico chesia, e “contadino” (senza offesa, ma ci siamo capiti). Il veroravennate è quello che si lamenta per il carovita, perché lo dice ancheil Carlino che non si può andare avanti così. Quello che si fa la”vasca” in centro camminando come se fosse nel bel mezzo di una sfilatadi moda. Quello che si incupisce per la crisi, perché lo dice anche ilCarlino che sono giorni tristi. Quello che si lamenta perché non c’è ilparcheggio, ma l’autobus non lo prende neanche a morire. Quellospaventato dalla cassa integrazione, perché sul Carlino ci sono i dati,e non sono belli. Quello che va all’Iper il sabato perché c’è un casinodi gente e poi si lamenta tutto il tempo perché c’è un casino di gente.Quello che già dalle prime domeniche di aprile non vede l’ora difiondarsi a Marina e se la prende con i bolognesi. Che tornino a casaloro. Non i parcheggiatori abusivi, ci mancherebbe, i bolognesi. Pergli extracomunitari bastano due badilate. Ma il ravennate non èrazzista, lo dicono le inchieste del Carlino. Il ravennate ama losport, si legge nelle classifiche del Sole 24 Ore. Ma allo stadio nonci va perché: 1) fa troppo freddo; 2) c’è il sole, meglio il mare; 3)il Ravenna gioca male; 4) il presidente Fabbri è antipatico. Non vaneanche a vedere la pallavolo, tranne quando si vince lo scudetto. Eche diamine. Ma soprattutto, tornando a dove eravamo partiti, ilravennate ama la cultura perché va al Ravenna Festival. È l’unicavolta, in un anno, che esce di casa per assistere a uno spettacolo edentro di sé, da buon romagnolo, pensa: che razza di sborone che sono.Il ravennate peggiore di tutti, però, è quello snob. Quello che criticatutto e tutti, se la tira e, in certi casi, scrive addirittura su ungiornale nascondendosi dietro a uno stupido pseudonimo.

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