Le tariffe delle mense e quella petizione per pagare di più

Ci pensate, voi, a una petizione firmata da millecinquecento persone per pagare di più un servizio che avremmo tutti invece pagato di meno? Beh, è successo a Ravenna, naturalmente, per le tariffe delle mense scolastiche, approvate definitivamente dal consiglio l’altra sera ma già decise da alcuni mesi. E per spiegare nuovamente cosa è successo riprendo l’articolo della nostra Federica Angelini, pubblicato qualche mese fa su Ravenna&Dintorni, che mi pare spieghi chiaramente quello che in molti hanno omesso di spiegare.

La questione è questa: il Comune aveva prima annunciato la rivoluzione delle tariffe, con l’introduzione di un forfait fisso mensile indipendentemente dai pasti consumati, e quindi dalle assenze dei bambini nei nidi e alle materne. Poi, sull’onda della sollevazione popolare, ha fatto un mezzo dietrofront lasciando la tariffa a pasto nelle scuole dell’obbligo e introducendo il nuovo forfait fisso solo per quelle dell’infanzia. Una roba già di per sé assurda, essendo appunto le assenze molto più ridotte nelle scuole dell’obbligo (lo dice la parola, oltre che, giustamente in questo caso, Ancisi) e frutto della paura del Comune di andare contro genitori infuriati per dover pagare (in pratica) anche i pasti non consumati dal figlio. Di principio i genitori avrebbero ragione. Ma in concreto si danno la zappa sui piedi. La tariffazione a forfait di fatto, infatti, in media prevede una maggiore riduzione dei costi per la famiglie. «Facciamo un esempio – cito l’articolo di Federica –: una famiglia nella fascia tra i 21 e i 26mila euro di reddito Isee (per cui basta avere due stipendi da impiegato, una casa di proprietà e un paio di figli) per un mese di venti giorni effettivi di scuola pagava circa 94 euro, come tutte le altre. Da settembre, con le nuove tariffe, se il figlio frequenta la materna (dove c’è il forfait fisso) ne pagherà 100, se frequenta le elementari (dove c’è la tariffa a pasto) ne pagherà 110. Certo, se il figlio (alle elementari) starà assente almeno due giorni riuscirà a “guadagnare” circa un euro (perché risparmia 5,50 euro al giorno). Il vantaggio “vero” arriva dal terzo giorno di assenza in poi, su venti effettivi. Perché la tariffazione a pasto e non a forfait convenga bisogna che i bambini stiano a casa da scuola. Ma alle elementari la frequenza media è del 93 percento, pari a 1,5 giorni di assenza al mese. E le famiglie dovranno stare attente a mesi “infidi” come marzo o maggio che hanno ben 22 o 23 giorni e così la fattura per molti di loro potrà salire fino a 126 euro…». La beffa maggiore arriva però per la fascia fino a 21mila euro che alle materne avrà uno sconto, rispetto al passato, mentre alle elementari pagherà esattamente quanto oggi. Volete scommettere che tra qualche mese salterà fuori una petizione per pagare anche i pasti non consumati?

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