L’importanza di colazioni e pranzi di lavoro

Nel 2012 il Comune di Ravenna ha speso 10.675 euro per le cosiddette spese di rappresentanza. Si tratta di quelle spese che l’Amministrazione sostiene per mantenere una sorta di immagine positiva e che riguardano, solitamente, l’organizzazione di ricevimenti, convegni, l’ospitalità nei confronti di delegazioni straniere, eccetera, eccetera. Le spese dettagliate sono pubbicate sul sito del Comune e in questi giorni a cavalcare la rabbia anticasta tutta grillina è stato Gianluca Benzoni di Lista per Ravenna, che ha messo a confronto quei 10mila euro con i 3.500 del Comune di Forlì e i 900 euro di Cesena, per esempio, spesi nello stesso anno.
Ecco, noi non sappiamo neppure se sono  presi in considerazione gli stessi parametri, le stesse voci di spesa e quindi non commentiamo. E non è neppure che 10mila euro in un anno, per un Comune come Ravenna, con tutti i suoi rapporti internazionali, rappresenti questo scandalo.
Fa solo un po’ sorridere quello che sottolinea Benzoni e che risulta evidente scorrendo le voci della lista. Sono stati inseriti anche importi bassi relativi alle colazioni. In particolare, fa notare Benzoni, il vicesindaco Mingozzi si farebbe rimborsare anche il caffé. Tipo i 3,30 euro spesi con due responsabili della Mille Miglia. E lui, dopo averlo ammesso, si è giustificato dicendo che c’era un problema di tipo tecnico, o quasi, che non poteva pagarsi il caffé perché gli veniva portato direttamente in municipio, dal bar di sotto. Ecco, neanche questo è uno scandalo, no, però se la prossima volta il caffè il vicesindaco trovasse il modo di pagarselo da solo – come tra l’altro pare abbia promesso – secondo me è meglio.
E magari, se fosse possibile, sarebbe bello che il loro lavoro i nostri amministratori non lo facessero mentre mangiano. Sono 19, nel 2012, le voci che riguardano infatti pranzi o colazioni “di lavoro”, soprattutto di sindaco e vicesindaco (un paio anche degli assessori Cameliani e Corsini, mentre gli altri evidentemente non se lo meritano). In tutto circa mille euro. A Cesena, sempre nel 2012, si parla invece di ottanta euro in tutto l’anno. Che è una cifra talmente ridicola da essere probabilmente sbagliata, ma che compare negli atti ufficiali. Che a Cesena riescano a fare a meno dei pranzi di lavoro? Impossibile, vero? Però qualcuno me lo spieghi, l’inghippo.

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