Lo sfogo di Donatino e le “colpe” di Albertino…

Bene, benissimo, «fuori la cultura dalla politica». Applausi a scena aperta a Donatino Domini, direttore della Classense, in procinto di andare in pensione tra qualche mese, che sui giornali in questi giorni si è tolto qualche sassolino dalle scarpe. Come dargli torto, la politica non deve entrare nel mondo della cultura e un politico sarebbe meglio non venisse piazzato al suo posto a dirigere la nostra bella biblioteca. Però. Beh, c’è un però. Perché, insomma, che a dirlo sia quello che resta comunque un dirigente comunale (un burocrate, per qualcuno) in carica da 30 e passa anni, entrato in Classense sì grazie a un concorso ma pur sempre con la “benedizione” del partito, beh, ecco, che a dirlo sia Donatino Domini, una sorta di “protetto” della stessa politica che attacca, un pochino dovrebbe far riflettere.
Magari, però, ci teneva a diventare un paladino del centrodestra, i cui esponenti locali lo descrivono ora come un personaggio dalla competenza “non comune”, ora quasi come un semi-dio, solo per il fatto di aver avuto il coraggio di denunciare pubblicamente la possibilità che l’assessore alla Cultura Alberto Cassani potesse prendere il suo posto. Possibilità poi smentita pubblicamente dallo stesso Cassani, a cui consigliamo però, la prossima volta che si trovi di fronte a certe voci, di muoversi con un po’ di anticipo per sgombrare il campo da dubbi o almeno per non rimetterci in spontaneità e credibilità. Perché ora tutti crederanno che senza l’intervento clamoroso di Domini, Cassani lo sarebbe diventato, alla fine, direttore della Classense, violando così - per dirla con le parole dell’infaticabile Alvaro Ancisi - «il principio deontologico di separazione tra ruoli politici e ruoli tecnici nell’amministrazione pubblica». Però, ammettiamolo, Cassani, tra tutti quelli che lo hanno preceduto, sarebbe stato sicuramente il più all’altezza del compito. Lo sottolinea, seppur involontariamente, lo stesso Ancisi, facendo un breve elenco di politici catapultati direttamente al vertice tecnico-professionale di aziende pubbliche: «dall’ex assessore all’Ambiente Pezzi, transitato nel posto di amministratore delegato di Romagna Acque, all’ex assessore all’Urbanistica Guido Ceroni, per il quale - scrive Ancisi - si è addirittura inventato il posto di direttore operativo dell’Autorità portuale, assunto senza neanche avere il requisito di laurea richiesto» passando per l’ex assessore all’Istruzione, Susanna Tassinari, «ora direttrice dell’Asp, anch’essa senza i requisiti richiesti dalla legge, avendo solo il titolo e l’esperienza professionale di maestra elementare» e fino alla nomina dell’ex assessore alle Finanze, Elio Gasperoni, ai vertici di Ravenna Holding, che «non è esente da considerazioni di inopportunità, che si sostanziano nella violazione del codice etico secondo cui le carriere politiche e di partito non devono essere il trampolino per carriere professionali». Difficile aggiungere altro.

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