Per la Darsena c’è solamente una soluzione

Ci sono andato, in Darsena, dopo tutto questo discutere. Adesso che si entra facilmente anche in auto, ci sono  proprio andato. E mi è venuto da ridere. Prima di tutto perché c’erano due vecchietti che pescavano. Vi giuro, pescavano nel Candiano.  Probabilmente pesci a tre teste che neanche alla centrale nucleare di Springfield dei Simpsons. E mi hanno guardato come se fossi io l’extraterrestre. E loro, allora, che pescano nel Candiano? Poi ci ho riflettuto e in effetti capisco che possano essersi chiesti cosa diavolo ci fa uno da quelle parti, se non pescare, posto che per loro sia una cosa normale. E come dargli torto: farsi un giro in Darsena, nelle banchine attorno al Candiano, da via Darsena, in pratica, fino al ponte mobile, nel cosiddetto waterfront, come lo chiamano i veri fighi, è una roba da brivido. Davvero, l’ultima cosa che ti viene da pensare è che qui nasceranno negozi, locali, ristoranti, torri, aree verdi, teatri galleggianti, centri Pompidou. Lo so, non scopro certo l’acqua calda, ma vi assicuro che vederle, certe brutture, è davvero un’altra cosa. Fatela voi una bella camminata, da lato a lato, come ho fatto io. C’è da scappare  di fronte a chilometri e chilometri di industrie dismesse, industrie che ancora lavorano, macchinari arrugginiti, altri fatiscenti, muri scrostati, depositi di chissà cosa, ciminiere semidistrutte, cancelli in stile Auschwitz. Qualcuno crede davvero che tutto questo possa essere trasformato in un quartiere moderno in meno di, non so, diciamo 110-120 anni? Siamo seri, per favore. E ricordiamoci che ci sono già palazzine residenziali nuove nuove, non proprio belle, che dovranno restare lì. E non verranno mica demoliti i palazzoni di Magazzini anteriori, o posteriori, o come si chiamano. Sono proprio curioso di vedere come si fa a tirare fuori qualcosa di decente vicino a queste robe qua. Anche la torre sul canale dell’Iter, che da lontano è pure bella, vista da vicino fa venire una gran tristezza. Forse sarà il contesto, sarà quest’aria da classica cattedrale nel deserto. A me, insomma, solo il fatto di passare di lì ha fatto un po’ paura, sono sincero.
In definitiva, comunque, quello che volevo dire è solo questo: non pensiamo troppo in grande, in fondo lo ha detto su Ravenna&Dintorni anche lo stesso Matteucci. Pensiamo ad una cosa sola e facciamola bene. Cerchiamo innanzitutto ?sta Jessica, che la Lega ci informa essere un progetto comunitario, e buttiamo tutti i soldi che abbiamo sul palazzo dell’ex Dogana, chiamiamo Frank Gehry, facciamoci il Guggenheim di Ravenna e non pensiamoci più, il resto verrà da sé. Fidatevi, è l’unica soluzione, non ne esistono altre.

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