Per quel bando ci vuole almeno una penitenza…

Allora, come sta andando questa candidatura di Ravenna a capitale europea della cultura? All’inizio sembrava quasi una barzelletta, poi piano piano è diventata un tormentone, e ora addirittura una cosa seria. Ravenna fa sul serio, sì, e qualcosa si muove. È stato aperto, seppur solo per una sera al momento, un nuovo spazio in Darsena, i nuovi piani urbanistici sembrano prevederne altri per la cultura lungo il canale, e questo, pare, solo grazie alla candidatura. Si stanno coinvolgendo tante persone, tante energie, anche nelle altre città della Romagna. Si parla di progetti concreti da provare a inserire in questo benedetto dossier in base al quale l’Europa dovrebbe valutarci. La candidatura ha puntato sul ruolo del contemporaneo, che non era scontato. O forse lo era, visto il tessuto culturale della città. E visto il rapporto privilegiato tra queste realtà e l’ex assessore alla Cultura che è diventato coordinatore della baracca. Quello che è spesso criticato per essere stato assessore 15 anni. E va bene, se la politica non ci fosse entrata per niente in questa storia, sarebbe stato meglio. Ma visto che sappiamo come funzionano queste cose, e non capiamo perché Ravenna avrebbe dovuto fare eccezione, beh, ben venga Cassani. Che si è attorniato di gente valida e da anni impegnata sul campo. E anche questo non era scontato. O forse sì. Ma il rischio era che tutta questa faccenda diventasse solo un altro carrozzone costruito ad uso e consumo della politica, per dirla alla Ancisi. E invece ci stanno lavorando bene o male un po’ tutti gli addetti ai lavori che in questi anni hanno fatto un bel po’ di gavetta e che probabilmente non ne trarranno nemmeno tanto beneficio. Fatta eccezione, dicono i maligni, per i due ragazzi che hanno vinto la selezione pubblica per i due incarichi specialistici esterni. Incarichi che però certo non li ricopriranno d’oro (circa 10mila euro annui) e che finora hanno svolto, ingiustamente, gratis. Si tratta di Christopher Angiolini (patron di Bronson Produzioni) e Lorenzo Donati (critico teatrale). Hanno vinto una selezione pubblica alla quale hanno partecipato 181 persone. Facevano già parte del comitato artistico organizzativo di Ravenna 2019 e il bando pareva essere scritto per loro. Che quel posto se lo meritavano, sia chiaro. Ma dispiace che neanche la candidatura riesca a garantire la trasparenza. Possibile che si dovesse fare un bando pubblico (e prendere in giro 179 persone) per scegliere due meritevoli collaboratori? Ma visto che è andata così, sottoponiamoli almeno a una penitenza: che vadano loro, quando saremo capitale, a spiegare ai residenti cos’è tutto questo casino…

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