Cosa possiamo fare noi, piccoli ravennati, per evitare, o meglio, far già finire, la guerra tra Russia e Ucraina? Cosa si potrebbe rispolverare?
Semplice:
– Appendere una bandiera della pace sui nostri balconi. Oppure alle finestre. Si possono riciclare anche gli arcobaleni realizzati per il lockdown del 2020.
– Un volantinaggio al mercato, dove c’è posto sempre per tutti.
– Un presidio in piazza del Popolo (ah, pare sia già stato organizzato, da Cgil, Cisl e Uil, lunedì 28 febbraio alle 18).
– Un sit-in delle Donne in Nero, con tanto di appello per donne e bambini ucraini.
– Un ordine del giorno di Ravenna Coraggiosa in cui si impegna formalmente il consiglio comunale a fare tutto quello che è nelle sue possibilità, cioè niente [+++AGGIORNAMENTO+++ è già stato fatto dal Pd].
– L’intervento dell’assessora Annagiulia Randi, che le deleghe a Politiche europee e Cooperazione internazionale dovranno pur servire a qualcosa.
– I comunicati di Rifondazione, Potere al Popolo o simili contro «l’Occidente guerrafondaio».
– Oppure potremmo far scendere i contadini in piazza, visto che – scrive Confagricoltura proprio in un comunicato di questi giorni – «dal 2014 l’embargo russo, scelto come risposta alle sanzioni adottate contro Mosca da Bruxelles per la questione ucraina, penalizza duramente l’export dei nostri prodotti agricoli e alimentari di punta quali frutta, salumi e formaggi».
E se tutto questo non dovesse bastare, anche se credo sia impossibile, si potrebbe pur sempre invitare il sindaco Michele de Pascale a scrivere – in qualità di presidente della Provincia, anzi no, di presidente di tutte le Province – ai parlamentari per chiedere la pace.
Ecco sì, ora dovrebbe essere proprio sufficiente.