Povera Sefi, pure la febbre

E così succede che nel giorno dell’epocale via libera al Senato alla tanto attesa riforma costituzionale, quella su cui ci stressa da anni il tuo presidente del Consiglio, quello del tuo partito che ha tanto voluto le riforme, tu, senatrice di quello stesso partito, semplicemente, sbagli tasto. E anziché votare a favore, voti contro. Davvero una storia triste, quella della nostra Josefa Idem, senatrice ravennate del Pd che forse sarebbe stato meglio fosse rimasta per tutti solo una grande campionessa olimpica. Un incidente di poco conto, ovviamente, visto che la Idem ha poi rettificato, anche se sentirla dire, in Parlamento, «Scusate, ho sbagliato, ma non sto bene, sono stata malata tutto il giorno», fa venire davvero i goccioloni. Povera Sefi, mica lo sapevano al Senato che quello era il giorno in cui si è svolta la prima udienza preliminare (poi rinviata) del procedimento giudiziario che la vede accusata di truffa aggravata per essersi fatta assumere come unica dipendente dell’associazione sportiva di cui era presidente il marito, pochi giorni prima di essere confermata, nel 2006, assessore comunale allo Sport (andando poi in aspettative e quindi facendosi pagare così i contributi previdenziali dal Comune). E mica lo sapevano, in Senato, che nell’atto di costituzione in giudizio del Comune di Ravenna, il giorno stesso, il sindaco le ha chiesto, tra risarcimento e danni, circa 18mila euro. E mica lo sapeva, neppure la stessa Idem, cosa c’era scritto nell’atto di citazione a firma del sindaco Matteucci, suo caro compagno di partito: «Approfittando, in concorso con suo marito, del ruolo istituzionale che le stava per essere attribuito e che le è stato assegnato – cito una nota di Alvaro Ancisi che riprende testualmente la dichiarazione di Matteucci – ha dimostrato di considerare la stessa amministrazione comunale, cioè l’istituzione che rappresentava, un soggetto da sfruttare per un proprio tornaconto personale, svilendone così il ruolo agli occhi della collettività. Il tutto segnato da “una stretta concatenazione temporale”, in un “quadro indiziario univoco sempre secondo l’atto dal quale emerge, con evidenza, la natura simulata” dell’ accaduto». Per tutto questo, dallo stesso Ancisi la Idem ha pure incassato una perfida solidarietà. La febbre, in fondo, è stata pure poco, a pensarci bene.

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