domenica
15 Giugno 2025
Rubrica L'osservatorio

Quel regolamento discriminatorio sugli artisti di strada

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Con una tristezza infinita nel cuore, dopo la rubrica della scorsa settimana sulle assurde limitazioni contenute nel regolamento per gli artisti di strada varato dalla nostra amministrazione, pubblico la lettera del direttore della Federazione Nazionale degli stessi artisti di strada che risponde all’esposto di Ancisi. Già, bravo Ancisi, mi tocca ripeterlo, perché giustamente ora il direttore della Fnas gli risponde ridicolizzando l’operato del Comune. Che ora si spera possa provvedere autonomanente, senza aspettare un ricorso al Tar, e rimetta le mani al regolamento.
«Senza dubbio – si legge nella lettera – siamo di fronte ad un provvedimento illegittimo, inutilmente repressivo e (come si dimostrerebbe nel tempo) certamente inefficace. Si tratta del primo regolamento approvato in Italia che propone l’identità tra “attività a cappello” e “attività di spettacolo viaggiante”, a fronte di decine di provvedimenti locali e due Leggi Regionali che invece ben distinguono queste due forme di esercizio. La Federazione Nazionale degli Artisti di Strada nel 2005 ha vista riconosciuta un’istanza presso il Ministero con la quale ha proposto e formulato l’aggiornamento dell’elenco delle attrazioni dello spettacolo viaggiante con l’inserimento dell’attività di spettacolo di strada. […] Certo nessuno avrebbe immaginato che quel provvedimento sarebbe stato utilizzato da qualche improvvido amministratore per ricondurre qualsiasi forma di espressione artistica di strada a quella dell’esercizio commerciale in seno allo spettacolo viaggiante […] Nel caso della libera espressione dell’arte di strada, quella eseguita “a cappello”, è evidente che non si tratti di attività assimilabile allo spettacolo viaggiante, che è e rimane una forma imprenditoriale definita di fatto dai caratteri dell’esercizio commerciale. Non c’è richiesta di corrispettivo, c’è la totale assenza degli elementi organizzativi dell’impresa… […] Per quanto riguarda il divieto totale di uso degli amplificatori, il divieto di esercizio dell’arte di mangiafuoco, il divieto generalizzato di uso della maschera, si tratta davvero di disposizioni discriminatorie e anacronistiche. La nostra Federazione segue da molti anni la stesura dei provvedimenti comunali in materia, con un’attività di consulenza svolta nei confronti delle amministrazioni delle più importanti città italiane (negli ultimi mesi Milano e Napoli). E forse il primo erroredell’amministrazione di Ravenna è stato proprio quello di non coinvolgere un ente che rappresentasse autorevolmente le istanze degli artisti. […]Mi riservo di contattarla, dopo un rapido confronto con il presidente ed eventualmente con il Consiglio Direttivo Nazionale, per concordare i termini di un’azione di opposizione al provvedimento».
Alessio Michelotti, direttore Fnas

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