Uno scandalo, signori, uno scandalo bello e buono. Ormai lo sanno anche i muri, un artista di strada tedesco, Klaus-Peter Diehl, è stato multato il giorno di Pasqua per aver suonato il suo flauto traverso (che è il nome del flauto, traverso) in piazza del Popolo senza permessi, come prevede invece il regolamento comunale di Ravenna. «Come è possibile che accada questo, in una città candidata a capitale europea della cultura?», è la frase ricorrente (con alcune varianti sul tema) del ravennate medio scandalizzato su Facebook o in piazza.
La verità è che nella mia ideale capitale europea della cultura un artista del genere non verrebbe multato, o meglio, non verrebbe solo multato, ma cacciato a pedate da una persona che pagherei appositamente per verificare con attenzione chi si permette di suonare nella mia città che è la capitale europea della cultura (ma anche fosse solo candidata) e in cui perciò non ci possono suonare cani e porci. E quindi, tu, flautista dei miei coglioni, prendi il tuo amplificatore e vai in un altro posto a suonare il tuo strumentino, con quella base registrata in sottofondo che neanche al piano bar. Le versioni per flauto traverso dei Beatles, di Bocelli (giuro), della Turandot, caro Klaus-Peter, o Peter-Klaus, valle a fare da un’altra parte, grazie. Tutti questi signori che si scandalizzano, mi chiedo io, l’avranno mai sentito un vero artista di strada? Ma che dico, l’avranno mai sentito almeno un concerto in vita loro? E hanno provato ad ascoltare il loro amico Klaus, anche solo al computer, in uno dei video che girano su Youtube, per più di un minuto? In una capitale della cultura io per strada voglio dei Violent Femmes, non so se avete presente, erano buskers. Ma cosa volete saperne, dei Violent Femmes, voi che “è tanto carino” un tedesco che suona il flauto in stile ragazzi delle scuole medie, magari perché è così originale con quel suo frac. Sai te che originalità, poi, suonare il flauto in frac.
Ho capito, certo, vi sto sentendo: il punto non è tanto questo, ma che sia stato multato per la mancanza di permessi. Ok, sono d’accordo, ma allora per favore piantatela di parlare di capitale della cultura o ancora peggio solo di cultura, così, a caso. Vi prego.