Se i genitori hanno paura del cuscus…

Una polemica ridicola. Non servono preamboli o inutili giri di parole per descrivere il caso dei “menù etnici a scuola”, come è stato ribattezzato dal noto quotidiano locale che lo ha sollevato nei giorni scorsi, dimostrando – scusate, ma qualcuno dovrà pur dirlo – di avere una certa predisposizione per notizie di dubbia rilevanza ma che ben si prestano a becere considerazioni populistiche. Passando ai “fatti”, pare che alcuni genitori abbiano protestato contro l’iniziativa intrapresa da qualche istituto della città che prevede l’introduzione una volta al mese – si badi bene, una volta al mese – di un piatto etnico nel menù delle mense scolastiche. Un progetto una volta tanto sensato e intelligente che - leggiamo e condividiamo - ha lo scopo di utilizzare il cibo come occasione di conoscenza di tradizioni e culture diverse dalla nostra. Insomma, capita che una volta al mese i bambini a mensa mangino anziché i soliti maccheroni al burro, oltretutto spesso scotti (vado a memoria, magari non è più così, sono passati un po’ di anni dal mio ultimo pranzo alle elementari), un piatto di riso alla cantonese, un cuscus o uno spezzatino di carne diverso dal solito. Tutto qui? Sì, tutto qui, ma qualcuno ha ben pensato di fare comunque una rivoluzione. «Mio figlio – sono i toni utilizzati da qualche genitore – quella roba lì non la mangia. Non può essere obbligato a farlo». Come se le maestre legassero i bambini alle sedie e li costringessero a ingoiare tzatziki. No, nessuno obbligherà i vostri figli a mangiare indiano o filippino. I bambini, immaginiamo, saranno sempre liberi di lasciare il cibo nel piatto, che sia etnico o rigorosamente romagnolo. A me, per esempio, non piaceva il polpettone, ma non per questo i giorni in cui veniva servito in mensa ho mai rischiato di morire di fame. E non per questo i miei genitori hanno mai pensato di chiamare il Carlino (ops?) per gridare allo scandalo. Si tratta, lo ribadisco, di una polemica di una bassezza infinita che non fa altro che incattivire ulteriormente il clima in materia di immigrazione e che va contro ogni logico tentativo di integrazione. Cosa potranno mai pensare dello straniero e del “diverso” i figli di questi genitori terrorizzati da un semplice piatto di cuscus? Almeno mi auguro che la giustizia divina faccia il suo corso e che questi poveri bambini possano presto diventare, citando una nota pubblicità, tutti “ciccia e brufoli” a forza di mangiare merendine e patatine fritte. Questo sì che è “mangiare” italiano, altro che kebab.

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